I tarocchi catturano le nostre emozioni più intime.
La sensibilità della cartomante riesce a leggere nelle carte questi messaggi del nostro inconscio.
Quindi la cartomanzia traduce le indicazioni più segrete della nostra anima in tracce da seguire nel vivere quotidiano.
I Tarocchi usano un metodo interpretativo molto simile a quello della psicologia: simboli e analogie per comprendere i bisogni, i problemi e le risorse di chi cerca aiuto e risposte ai propri interrogativi.
Esiste una forma di conoscenza che non si basa sull’analisi logico razionale. E’ un modo di pensare che non usa categorie, che spesso strapazza i concetti e attinge le sue verità da intuizioni e associazioni nate al momento. I simboli rappresentano qualcosa che va al di là della descrizione di un oggetto e dell’elemento razionale che esplica. La parte logica esiste, ma è solo l’involucro di un contenuto emotivo, che non può essere trasmesso in modo oggettivo. Il simbolo non è solo figurazione è anche affettività, legame del mondo soggettivo con quello percepito o, se preferite, oggettivo. Offrono una dimensione sensibile della realtà, ma mai univoca. La loro forza è accentuata dall’analogia che li collega tra di loro, come i mattoni di un Lego infinito.
La potenza soggettiva del simbolo è evidente nella pratica psicologica, dove al linguaggio logico deduttivo si sostituisce quello analogico della libera associazione di immagini e sensazioni. Per sondare l’animo umano non bisogna cercare spiegazioni, ma osservare il legame emozionale dell’individuo con le cose, i simboli, che lo stimolano. Non lo fanno solo gli psicanalisti, anche chi legge le carte parte da questo presupposto.
Il simbolo è polivalente, nel senso che ogni persona ne coglie aspetti diversi, eppure è un elemento che rimanda a un contesto unico. La legge soggettiva dell’unità nella diversità. Il significato del linguaggio simbolico si materializza solo quando entra in contatto con dei soggetti, solo “in quel momento” acquista un valore profondo, diventando specchio dell’essere.
Le immagini dei Tarocchi non accertano fatti. Non sono neanche il racconto sintetico di una storia o di un mito, semplicemente rimandano ad aspetti a loro attinenti. Non sono di parte, a favore del bene o del male (positive o negative) ma uniscono e fondono l’ambivalenza, contenendo superano gli opposti.
Più si scava dentro l’immagine di un arcano più si scoprono elementi contraddittori, simbologie accessorie, trascurate nell’assuefazione prodotta dal significato “tradizionale” della carta. Nella sua interpretazione dei sogni, Freud richiamava l’importanza di aspetti particolari presenti nel racconto del sogno, all’apparenza insignificanti, che erano essenziali nel decifrare la realtà emotiva vissuta dal paziente.
La mentalità comune subordina il significato ai fatti, chi legge i Tarocchi invece è all’antitesi di questa metodologia. Non conosce i fatti, vede solo dei simboli. Non ricerca un significato, ma una via per penetrare dentro qualcosa che non conosce. In realtà dietro a questo “potere” c’è una forte umiltà: un mettersi in ascolto, abbandonando le pellegrinazioni del proprio io, per divenire sensibile e disponibile al consultante .